• Ci sono diverse tipologie di impianti di riciclaggio fissi e mobili; in ogni caso, questi devono possedere determinati requisiti ed essere autorizzati.

  • Vengono distinti in:

    · impianti di riciclaggio di tipo A: con impiantistica avanzata, bacino d’utenza grande agglomerato urbano;
    · impianti di riciclaggio di tipo B: stazione periferica, con limitata impiantistica, bacino d’utenza rurale;
    · impianti di riciclaggio di tipo C: impianto per asfalti, con attrezzature speciali per fresato e riciclaggio di asfalto.
    · impianti mobili: possono essere utilizzati per la lavorazione di materiali da costruzione e demolizione prodotti in cantiere, nel rispetto dei limiti previsti in materia di inquinamento acustico, e con limiti di utilizzo per il prodotto finale (preferibilmente nel cantiere stesso).

  • I requisiti minimi che l’impianto deve possedere riguardano i sistemi di accettazione (es. definite tipologie di rifiuti recuperabili, presenza di pesa automatica ecc.), lo stoccaggio (es. aree di deposito coperte) e l’impiantistica (es. cernita meccanica primaria, frantumazione, vagliatura a più stadi ecc.).

  • Ogni impianto di recupero è autorizzato a ricevere/trattare solo specifiche tipologie di rifiuto.

  • La responsabilità di verificare che l’impianto possa effettivamente ritirare una specifica tipologia di rifiuto, spetta al produttore del rifiuto.

  • Ci sono alcune tipologie di rifiuto che non possono essere conferite agli impianti di riciclaggio, ma devono essere separate direttamente in cantiere e smaltite secondo specifiche normative, ad esempio:
    · materiali da costruzione e demolizione contenenti amianto;
    · rifiuti da spazzamento delle strade (ad eccezione del ghiaino invernale che può essere conferito, previa autorizzazione dell’impianto);
    · parti minerali dalla selezione di residui di discariche;
    · materiali isolanti minerali ovvero rifiuti in fibre minerali (es. lana di roccia);
    · terra contaminata con oli o terra da risanamenti.

  • Quando il rifiuto viene conferito all’impianto, questo viene pesato e controllato dal personale addetto, per verificare la corrispondenza al codice CER assegnato, e l’eventuale presenza di criticità. Nel caso di sospetto inquinamento, viene prelevato un campione da sottoporre ad analisi chimica. Se l’analisi conferma l’effettivo inquinamento del materiale, questo non può essere trattato nell’impianto e deve essere allontanato o stoccato provvisoriamente in attesa di ulteriori caratterizzazioni che risulteranno a carico del conferente.

  • Se non vengono ravvisate situazioni particolari, i materiali da costruzione e demolizione vengono classificati in base alle loro possibilità di utilizzo in varie categorie di accettazione (vedi Tabella 1) e destinati in luoghi di stoccaggio distinti.

  • A seconda della tipologia di rifiuto, i materiali preselezionati possono essere stoccati, su una superficie compattata o coperta (o in area dotata di raccolta delle acque di lisciviazione).

  • Per i rifiuti inerti l’attività di recupero consiste generalmente in una serie di fasi meccaniche di vagliatura e/o frantumazione per ottenere specifiche tipologie di aggregato riciclato.

  • Le tipologie di aggregato riciclato che possono essere ottenute sono:

    · RA granulato d’asfalto riciclato;
    · RB granulato di calcestruzzo riciclato;
    · RM granulato misto riciclato;

  • Le precedenti frazioni possono essere miscelate per ottimizzare le caratteristiche geotecniche dei materiali, ma MAI per diluire le sostanze inquinanti in essi contenute.

  • Ad ogni modo, in riferimento alle proprietà d’impiego e alla durata dello stesso, le materie prime secondarie devono raggiungere gli stessi livelli qualitativi delle materie prime naturali.

  • A tal proposito, prima della vendita del materiale edile riciclato, viene comprovata la sua compatibilità ambientale. Nello specifico, vengono prelevati campioni rappresentativi dai cumuli (max 5'000 t o 3'600 m³) delle  diverse frazioni dopo la vagliatura, da sottoporre a test di cessione con acqua satura di CO2 (metodica prevista dall’allegato 1 alla deliberazione del Comitato interministeriale 27 luglio 1984, lettera b). La frequenza dei  controlli è fissata dalla normativa.

  • Ogni tipologia di aggregato riciclato possiede determinate caratteristiche di qualità e prestazionali, e deve essere scelto in base all’utilizzo che si intende farne ed al luogo in cui avverrà tale utilizzo.

  • Ci sono dei limiti all’utilizzo dovuti alle caratteristiche dell’aggregato (prestazionali/qualità) e del sito stesso di utilizzo
    (Tabella 2).


  • Gli aggregati prodotti con impianto mobile, generalmente di qualità inferiore, hanno maggiori limiti all’utilizzo di quelli prodotti con impianto fisso.

  • Il gestore dell’impianto di riciclaggio è obbligato a informare l’utilizzatore circa le corrette modalità d’impiego e le eventuali limitazioni d’uso del prodotto (es. divieto di utilizzo in zone di rispetto idrico e presso parchi naturali, biotopi e monumenti naturali).